Quel mattino del 12 agosto 1944 a Sant’Anna uccisero i nonni, le madri, uccisero i figli e i nipoti.
Uccisero i paesani e uccisero gli sfollati, i tanti saliti lassù in cerca di un rifugio dalla guerra.
Uccisero Anna, l’ultima nata nel paese di appena 20 giorni.
Uccisero Evelina, che quel mattino aveva le doglie del parto.
Uccisero Genny, la giovane madre che, prima di morire, per difendere il suo piccolo Mario, scagliò il suo zoccolo in faccia al nazista che stava per spararle.
Uccisero il prete Innocenzo, che implorava i soldati nazisti affinché risparmiassero la sua gente.
Uccisero gli otto fratellini Tucci, con la loro mamma. 560 ne uccisero, senza pietà, in preda ad una cieca furia omicida. Indifesi, senza responsabilità, senza colpe.
E poi il fuoco, a distruggere i corpi, le case, le stalle, gli animali, le masserizie.
A Sant’Anna, quel giorno, uccisero l’umanità intera.
L’orrore della strage di Sant’Anna di Stazzema lo ricordiamo anche oggi, 12 agosto 2021, settentasette anni dopo.
In memoria delle vittime. Per non dimenticare mai cosa accadde. E per ricordare, ancora una volta, che cosa fu il nazifascismo.