L’8 marzo tutto l’anno.
Quello appena trascorso è stato un anno terribile per le donne e per il contrasto a violenze e discriminazioni che le riguardano.
La pandemia ha evidenziato drammaticamente la critica e precaria condizione femminile in tutti gli ambiti e quanto sia ancora lontano il raggiungimento del quinto obiettivo dell’Agenda 2030 che prevede il raggiungimento della parità di genere.
Lo abbiamo visto in Italia, dove il lockdown ha obbligato molte donne a una convivenza ancora più forzata con i loro aguzzini e l’inizio del nuovo anno ha continuato a registrare un numero di femminicidi spaventoso, quasi quotidiano.
Anche la forza lavoro femminile nel nostro paese è rimasta la più dimenticata e in crisi, come sottolineato dagli agghiaccianti dati dell’Istat a dicembre 2020: su 101mila posti di lavoro persi 99mila riguardavano le donne. E siamo ancora lontani dal garantire alle ragazze e alle donne parità di accesso all’istruzione, alle cure, a un lavoro dignitoso, così come la rappresentanza nei processi decisionali, politici ed economici attraverso il sostegno e il riconoscimento reale delle competenze e del merito.
Lo abbiamo visto in Europa, in Polonia, dove a fine gennaio è entrata in vigore la legge che sancisce il divieto quasi totale di ricorrere all’aborto, riportandoci indietro di secoli.
Un quadro drammatico e inaccettabile che continueremo a contrastare con forza.
Un problema strutturale che, torniamo a ribadire, va affrontato ogni giorno con determinazione ed efficacia, non soltanto in occasioni come l’8 marzo, spesso attraverso l’uso della retorica.
La parità di genere non è solo un diritto umano fondamentale, ma la condizione necessaria per un mondo più giusto, prospero, sostenibile e in pace.
Dalla pagina di Arci nazionale